Il professor Alvin Rabushka elogia il lavoro svolto da Armando Siri, e assicura sui successi della Tassa Piatta
Chi è Alvin Rabushka? Soltanto colui che ha portato nel mondo e nei 38 Paesi che già con gran successo l’adottano, la Flat Tax. Classe 1940, professore alla Stanford University (USA), ed esperto studioso di tematiche economico-fiscali, ha fatto parte nel 1981 del “Tax Policy Task Force” del Presidente Ronald Reagan, con il compito di tagliare drasticamente il cuneo erariale e dare ossigeno ai cittadini statunitensi.
Ideata dal Premio Nobel per l’Economia Milton Friedman nel 1956, la Tassa Piatta ha portato fortuna e ristoro a tutti quei contribuenti i cui Governi hanno voluto “regalare” un sistema equo ed efficiente in tema fiscale.
Nel nostro Bel Paese il progetto è portato avanti con tenacia da diversi anni, grazie ad Armando Siriche ne ha teorizzato l’approccio tenendo conto delle peculiarità di sistema, di equilibrio, e soprattutto strutturando la tassa unica in modo che fosse compatibile con la macchina pubblica odierna, ed aderente ai dettami costituzionali.
Il professor Rabushka, ospitato a Milano il 13 Dicembre 2014 per un convegno organizzato dalla Lega di Salvini e dallo stesso Siri, sta seguendo con attenzione gli sviluppi politici del post elezioni, sostenendo che il Carroccio oggi sia l’unico movimento in grado di approntare una reale rivoluzione fiscale.
Professore, in Italia impazza il toto aliquote, dal 25% dell’Istituto Bruno Leoni, passando per il 23% di Forza Italia, arrivando a quella dell’ideologo Armando Siri per la Lega, con la Flat Tax al 15%. Quali le differenze tra queste aliquote? Sarebbero tutte realizzabili?
“Prima di tutto, conosco Armando Siri. Lui non è un ideologo. Ha una chiara comprensione dei problemi che danneggiano l’economia italiana. In particolare, ha spiegato perché l’attuale sistema fiscale italiano incoraggi l’evasione fiscale, l’elusione fiscale e scoraggi il lavoro e gli investimenti. Ha progettato con cura la Flat Tax, che corregge i problemi dell’attuale sistema di tassazione dei redditi in Italia.
La regola generale per qualsiasi sistema fiscale piatto (o di Flat Tax), è combinare la più ampia base imponibile possibile, con l’aliquota più bassa possibile. In questa maniera le entrate risultano sufficienti per finanziare le funzioni essenziali del Governo, senza ledere le tasche dei cittadini. Più bassa è la pressione fiscale, più forti sono gli incentivi a investire e lavorare, e minore è l’incentivo ad imbrogliare.
A questo proposito, la proposta di Siri è migliore di quella di Berlusconi, e soprattutto migliore di quella dell’Istituto Bruno Leoni. In un articolo pubblicato su Econlog (24 gennaio 2018), Alberto Mingardi (direttore dell’Istituto Bruno Leoni) sosteneva che il piano fiscale della Lega non fosse dettagliato, ma piuttosto una dichiarazione generale di intenti.
Infatti mentre criticava capziosamente la riforma, affermando che non fosse possibile sostenere una aliquota unica al 15% garantendo gli effetti redistributivi e la tenuta delle finanze pubbliche, tentava vagamente di articolare una controproposta.
Mingardi sbagliava. Il piano della Lega è esposto con grande dettaglio. Credo che lui stesse cercando di distrarre l’attenzione, perchè mentre Siri riscuoteva grande successo nel dibattito pubblico, il suo Istituto non brillava sotto i riflettori.”
A proposito, lei sul suo blog, dove parla delle questioni italiane, ha definito la proposta di riforma di Siri (di cui esiste anche un libro ed una legge giacente in Parlamento) come: “Uno dei migliori piani di riforma fiscale al Mondo.” È davvero così entusiasta del lavoro svolto dal neo Senatore?
“Si, lo sono.”
Parlando in termini generici, quanto incide sull’economia il passaggio da un sistema progressivo come quello italiano con picchi al 43% per le persone fisiche ed al 24% per quelle giuridiche, ad un sistema di Flat Tax?
“La Flat Tax di Siri con una aliquota fissa del 15% è il migliore incentivo ad investire e lavorare nel vostro Paese. Gli investimenti stranieri ripiomberanno in Italia, verranno creati nuovi posti di lavoro, e la disoccupazione giovanile finalmente verrà riassorbita.”
Le opposizioni ne criticano la costituzionalità, non prevedendo carichi diversi al salire dei redditi. Dicono che un ricco pagherà quanto un operaio.
“Se combinata con una deduzione fissa che varia al variare dei redditi e dei carichi famigliari, una tassa piatta rispetta perfettamente i criteri di progressività e di costituzionalità.
Ad esempio, supponiamo che i primi 10.000 euro di reddito siano esenti da imposta: ‘Un contribuente che guadagna 15.000 euro, pagherebbe una tassa del 15% sui soli 5.000 euro eccedenti i primi 10.000 euro. Ciò equivale a 750 euro. In parole povere l’aliquota fiscale reale si attesterebbe al 5%.’
Ora prediamo ad esempio un reddito di 20.000 euro: ‘L’imposta sui 10.000 euro tassabili (tenendo sempre in considerazione la deduzione fissa dei primi 10.000 euro di reddito) sarebbe di 1.500 euro. L’aliquota fiscale reale è pari al 12,5%.’
E così via fino al raggiungimento di una imposta reale, oltre che nominale, del 15%. Proprio perché superata una certa soglia di reddito, vengono sterilizzate le deduzioni fisse. Come vede è un sistema progressivo e quindi costituzionale. Non necessariamente le aliquote debbono essere progressive per scaglioni, come oggi avviene in Italia, per avere un sistema progressivo nel suo complesso. Nessuno vi obbliga ad operare in un solo modo, nemmeno la Carta Costituzionale.”
I sostenitori di questa proposta affermano che scenderà l’evasione fiscale. Ma verso chi continua a frodare il fisco, come ci si dovrà comportare?
“Se infrangi la legge devi essere punito. Spetterà al Parlamento ed al Governo stabilire le pene appropriate quando il vostro sistema fiscale sarà finalmente adeguato.”
Crede che in Europa consentano ad un Paese come l’Italia di adottare questo approccio “rivoluzionario”?
“Francia, Germania e altri Paesi europei, sono altamente assistenziali e ovviamente questo comporta un sistema impositivo imponente. La più grande paura è che voi adottando la Flat Tax al 15%, attiriate i loro capitali detenuti all’estero, facendo scorrere magari fiumi di denaro dalle casse teutoniche alle vostre.
Poiché l’Italia è un paese sovrano, è libero di adottare la propria normativa fiscale. Se l’Europa vorrà espellere l’Italia dall’Eurozona, ciò sarà vantaggioso per voi.”
È vero che non sarà più possibile sostenere il welfare, come pensioni, sanità e indennità di disoccupazione? Che bisognerà privatizzare tutto sul modello USA?
“Non è vero. La proposta fiscale di Siri raccoglierà entrate sufficienti per finanziare tutti i servizi essenziali, ed è stata studiata appositamente con l’obiettivo di poter portare avanti le spese dello Stato, e non il contrario. Oggi siete in difficoltà, con l’attuale modello, non domani.”
Politiche 2018. La Lega di Salvini ed il M5S di Di Maio, hanno avuto un exploit senza precedenti. Crede che una svolta anti-sistema possa ridare ossigeno ai popoli che si sentono oppressi?
“Si. È necessario cambiare paradigma, con nuovi leader più giovani e nuove menti. Niente cambierà se i vecchi partiti e i politici riciclati rimarranno al potere.”
Il “Reddito di Cittadinanza” propagandato dal Movimento di Grillo, è conciliabile con una economia di mercato sana e sviluppata, oppure pagare le persone a prescindere dall’impegno lavorativo, crea distorsioni?
“Non posso sostenere l’idea che si regalino soldi. È un rischio morale. Alcuni individui si abitueranno a non lavorare per vivere. Continueranno a chiedere sempre più soldi senza avere alcuna ambizione. Le persone che lavorano si sentiranno vessate e frustrate, pagando le tasse per chi non lavora.”
Per quanto riguarda la moneta unica, secondo lei l’Euro è stato un errore?
“Si. Una valuta unica valida per tutte le economie non funziona bene in Paesi con diversi livelli di reddito, debito, consumo, leggi sul lavoro e così via.
Una moneta italiana indipendente vi consentirebbe, per mezzo della Banca Centrale, di utilizzare politiche monetarie di stimolo alla crescita. L’euro può servire gli interessi della Germania, ma danneggia l’economia italiana.”