È un cambio di paradigma importante quello che mette al centro l’individuo e la sua libera iniziativa, ammorbato com’è dal senso di colpa catalizzato h24 da media mai parsimoniosi, nell’esasperare il nostro peccato originale di essere nati con il debito pubblico al posto del ciuccio.
Quando si parla di Flat Tax è sempre l’emozione a giocare a sfavore, ovvero l’euforia di potere finalmente avere un sistema tributario più equo e meno draconiano, sfaldata dall’immediata commiserazione dell’incapacità di questo Paese a produrre niente di buono. Una resa pericolosa, che costringe il tessuto economico alla flebo quotidiana del bonus di turno.
Invece no, la tassa unica è attuabile, realizzabile, utile nel contesto economico di depressione che viviamo. L’aliquota divulgata da Armando Siri (corroborata da una proposta di legge in Parlamento ed un intero libro sulla sostenibilità) del 15%, non è stata un tiro di dadi o l’illuminazione dell’Arcangelo, ma la cifra d’equilibrio migliore a garantire il massimo ristoro al maggior numero di contribuenti. Infatti oggi è vero che abbiamo aliquote IRPEF oscillanti tra il 23% ed il 43%, tuttavia è d’uopo asserire che l’aliquota reale (grazie a deduzioni e detrazioni d’imposta varie) pagata, ammonta al 22% circa.
Se l’illustrissimo Istituto Bruno Leoni (aldilà degli errori confusionari commessi quando mescola introiti diretti ed indiretti) avesse tenuto conto di quanto davvero venga drenato dalle tasche dei cittadini, si sarebbe subito accorto che avvalorare il 25% di tassa unica, avrebbe significato punire chi ha di meno. Dando ragione al falso ideologico della “Flat Tax per i soli ricchi.”
Liberare decine di miliardi di euro in questo momento, che sarebbero immediatamente circolanti sul mercato, significherebbe sprigionare il meglio della produttività, ripresa dell’occupazione, e sostegno vigoroso alla domanda interna.
Inoltre, rispettando i dettami del comma secondo dell’Art.53 della Costituzione sulla progressività (grazie alle deduzioni fisse famigliari), non c’è nessun diktat Europeo che intervenga direttamente sulle imposte dirette, e quindi nessuno scontro tra Titani ai piani alti della burocrazia sovranazionale.
In realtà l’ideologo di questa proposta Siri e la Lega Nord, sono anni che senza ascolto vanno distribuendo idee per frustare il cavallo dell’economia. Ma abbiamo avuto la Leopolda da organizzare e mille altre amenità, per perdere tempo nel salvare dalla crisi gli italiani.
Non dimentichiamo poi Alvin Rabushka, consigliere economico di Ronald Reaganche ha portato nel Mondo l’idea dell’aliquota unica, perfezionandone l’utilizzo nei 38 Paesi in cui è applicata con successo. Anche Trump negli Usa ha ribadito l’intenzione di proporre una sua versione di Flat Tax visto che: “L’attuale sistema delle tasse è troppo complicato. Deve invece essere semplice, equo e facile da capire, ma soprattutto deve essere a vantaggio degli americani che lavorano, non dei ricchi”.
Resta da smontare l’approccio accademico, intriso di status quo, che in versione professorale afferma: “Se le riforme non sono a saldo zero, sono inutili.” Sostanzialmente, è facile fare riforme che fanno incassare meno allo Stato, e quindi non sono considerabili. Non solo l’economista Laffer molti anni fa ci dimostrò platealmente che la curva degli incassi scende ad una data eccessiva pressione fiscale, ma non si comprende neanche bene come la spesa storica del bilancio debba essere assimilata alla tavola di Mosè.
Mai una persona grassa a cui si consiglia una dieta per la sua salute ha risposto: “Ho pesato sempre 100kg, non è possibile ridurre la pancia.” Trasfigurando la metafora, quanti sedicenti economisti e politici dovrebbero pensionarsi, di fronte al fallimento delle loro enunciazioni?
Fonte: PugliaIn