Siri: «Solo la Flat tax potrà salvare l’Italia»

[et_pb_section bb_built=”1″ admin_label=”section”][et_pb_row admin_label=”row”][et_pb_column type=”4_4″][et_pb_text admin_label=”Testo”]

L’INTERVISTA AL CONSIGLIERE ECONOMICO DI SALVINI. La rivoluzione fiscale della Lega con un’aliquota unica al 15%.

Armando Siri, è responsabile economico della Lega e consigliere economico di Matteo Salvini. È l’«ideologo» della Flat tax, l’aliquota unica che inizia a accendere anche l’interesse del governo Renzi. Siri in questi giorni è stato in Puglia assieme ad un delegazione del Front Nationale della Le Pen.

Siri, il principio alla base della Flat tax sarebbe «pagare meno tasse, ma pagarle tutti». È così?

Si, ed è quanto previsto nel testo unico di riforma dell’imposta sul reddito che cancellerebbe gli attuali cinque scaglioni a favore di u n’unica aliquota al 15%, mantenendo il concetto della deduzione fissa su base  familiare per preservare la progressività.

Facciamo degli esempi: il 15% sarebbe quindi l’aliquota massima che pagherebbe chi ?

Chi ha un reddito superiore ai 50mila euro. E in questi casi senza deduzioni.

Che invece spetterebbero a chi ?

Con un reddito fino a 35mila euro ci sarebbe una deduzione fissa di 3mila euro per ogni componente del nucleo familiare. Dai 35 ai 50mila euro di reddito la stessa deduzione spetterebbe solo ai carichi familiari.

Gli italiani si «convincerebbero » che pagare le tasse è bello?

In Italia c’è un sommerso di 400 miliardi. Spesso si tratta di microespedienti per sopravvivere all’attuale situazione. Con la Flat tax si riporterebbero i soldi verso i consumi, agevolando la produzione e, di conseguenza, generando occupazione.

Dove sbaglia l’attuale governo?

Se ho una polmonite e vengo curato solo con la tachipirina, la febbre scende ma la malattia rimane. Si agisce sul sintomo, mentre noi vogliamo rimettere in moto il sistema immunitario.

I conti tornerebbero?

Oggi abbiamo una base imponibile di 805 miliardi. Lo Stato ne incassa 152, ovvero nemmeno il 20%. Con le nostre aliquote fisse, verrebbero a mancare 31 miliardi sulle persone fisiche e altri 15 sulle imprese: complessivamente 46 miliardi da recuperare.

Da dove?

Due sono le strade. Una a regime, con l’emersione dall’economia «nascosta» del 40% di base imponibile, per una cifra di circa 160 miliardi. Oppure con un saldo in stralcio delle cartelle di Equitalia. C’è il problema, di portata enorme, della gente che dichiara ma poi non ha i soldi per pagare. In Italia sono state accumulate posizioni per 575 miliardi di crediti inesigibili. Soldi che in realtà non saranno mai intascati dallo Stato che però continua a rendere inutilmente impossibile la vita a questi debitori. Noi diciamo: non siamo di fronte ad evasori, facciamo una serie di patti e arriviamo a dei saldi del 6, 10 o 25% del valore originario del dovuto, a seconda delle varie situazioni.

Con i conti ci siamo?

Lo Stato incasserebbe subito saldi per 60 miliardi. Più 5 miliardi di Iva dall’aumento dei consumi, più un miliardo di nuova base imponibile dall’occupazione, più un miliardo di investimenti da chi ora ha delocalizzato. I conti tornano.

E se uno continua a non pagare le tasse?

Prevediamo un drastico aumento delle pene e al contempo, anzi come base, una semplificazione dell’’intero sistema fiscale.

Professore la Lega guarda sempre più al Sud. Cosa pensa delle attuali politiche per il Mezzogiorno?

Tutti i dati economici segnalano l’incapacità di questo Governo di creare riforme che soddisfino l’interesse dell’intero Paese, il cui Mezzogiorno – in particolare – necessita di urgenti interventi soprattutto infrastrutturali. La Salerno Reggio Calabria è il peggiore simbolo dell’inadeguatezza dello Stato. Il generale stato di inadeguatezza delle infrastrutture nel mezzogiorno, soprattutto nel settore delle comunicazioni, dalle strade alle ferrovie, penalizza questa area del nostro Paese che potrebbe al contrario rappresentare un collegamento strategico tra l’Europa e i paesi emergenti del Mediterraneo e del medio oriente. Il Mezzogiorno d’Italia non ha bisogno di assistenzialismo ma di un serio piano di rilancio economico capace di sfruttare le potenzialità che derivano dalla propria collocazione geografica unica in Europa. Basta aiuti a pioggia che servono solo ad alimentare clientelismo e umiliano i milioni di cittadini italiani che in quelle  regioni si aspettano di poter veder realizzata una piena integrazione con gli standard del Nord Italia.

[/et_pb_text][/et_pb_column][/et_pb_row][/et_pb_section]