Prove di flat tax: sull’aliquota unica ci giochiamo tutto

È uno dei punti fermi del centrodestra «Ma non fissiamoci ora sulla percentuale»

Prove di intesa sulla flat tax. Il sistema di tassazione ad aliquota unica resta uno dei punti fermi del programma elettorale del centrodestra. Sul dove fissare l’asticella, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia non la pensano allo stesso modo. Giovedì Matteo Salvini ha presentato la sua «Rivoluzione del buon senso», un programma politico che, tra le altre cose, recepisce la proposta del consigliere Armando Siri con una aliquota sui redditi delle famiglie al 15%. La posizione di Forza Italia, ufficiosa per il momento, è di fissare la percentuale di prelievo sui redditi poco sopra il 20%. La proposta dell’Istituto Bruno Leoni è al 25%. Il primo a non volere fissare l’aliquota è proprio il presidente del centro studi liberista che ha animato il dibattito sulla tassa piatta. «Non dobbiamo fissarci ora sulla percentuale, anche perché presto avremo modo di sapere quale è il vero stato dei conti pubblici e non mancheranno sorprese», ha spiegato Nicola Rossi alla tavola rotonda sulla flat tax nell’ambito di «Idee per l’Italia», la tre giorni organizzata a Milano da Mariastella Gelmini. Il riferimento è all’extra deficit che il prossimo governo dovrà necessariamente recuperare. Si parte dai 3,5 miliardi richiesti dalla Commissione europea. Ma il conto potrebbe lievitare, lascia intendere l’economista. Nel corso della tavola rotonda lo stesso Siri, consigliere di Salvini, ha difeso la proposta che fissa l’aliquota unica della Flat tax al 15%, con deduzioni a 3mila euro che variano con il reddito. La copertura è garantita dall’emersione dell’evasione fiscale e assicurata da clausole di salvaguardia. Ma anche il guru del programma della Lega non intende fare barricate sull’aliquota «piatta». «Il fronte della flat tax deve restare unito e vincere su questa proposta, combattendo il pregiudizio ideologico della sinistra. Poi ci sarà spazio per discutere con Forza Italia». E anche con Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che chiede una flat tax al 15%. Il partito di Silvio Berlusconi sta preparando la sua versione. Caratteristica principale, l’invarianza di gettito. Il segreto è che saranno cancellate 254 tax expenditures (agevolazioni fiscali) per 161 miliardi di euro. Poi, ha spiegato Paola Tommasi della segreteria tecnica di Forza Italia alla Camera, collaboratrice di Renato Brunetta, «la flat tax si può fare a saldo zero anche perché la riduzione del gettito è compensata dall’emersione». Il passaggio può essere graduale. C’è una legislatura di tempo. «Si partirà da un’aliquota leggermente più elevata» e, magari, si potrebbe passare dalle attuali cinque aliquote a quella unica nel giro di tre anni. Importante fare presto. «Il problema non è se la flat tax sarà sostenibile, il problema è che il fisco italiano è lo stesso dal 1970 ed è già insostenibile per la classe media», sostiene Luca Antonini, professore di diritto costituzionale. «È il momento non solo di abbassare le tasse ma di semplificare il sistema fiscale», chiosa Gelmini, coordinatrice lombarda di Forza Italia. «Nel ginepraio dei commi e dei cavilli i cittadini si fermano, la flat tax è una sfida difficile, ma siamo in grado di vincerla».

IL_GIORNALE_25_11_2017