La Flat Tax va bene con la sovranità

Domenica scorsa ho letto un intervento di Paolo Becchi nel quale rivendicava per lo Stato la possibilità di fare spesa pubblica ponendo questa opportunità in contrapposizione con la mia proposta di Flat Tax giudicata«liberista».

Le due cose, caro Becchi, non sono in contrasto. È vero che la Flat Tax è stata proposta per la prima volta più di 60 anni fa da un economista classificato come liberista, ma io non voglio essere catalogato come tale, anche perché considero centrale il ruolo dello Stato nell’economia.

Forse non sono neppure keynesiano, in quanto ritengo fondamentale per uno Stato il ruolo dell’intraprendenza privata.

Non è forse tempo di coniare nuovi termini e nuovi modi di pensare? Ad esempio potremmo accettare l’idea che imprenditorialità privata e intervento dello Stato possono andare a braccetto e che sia giusto che il Fisco lasci risorse sufficienti alle famiglie e a chi sa fare impresa per rilanciare consumi e occupazione. In fondo la Flat Tax serve a questo. Mettere in moto la ricchezzaelacrescitadiunPaesesignificagarantirespesasocialeemaggioridirittipericittadini. Ricordo a Becchi che anche il BurkinaFaso può fare debito e stampare moneta, ma senza un tessuto industriale e produttivo non può offrire ai suoi cittadini più di una ciotola di riso. Non ci si può dunque limitare a dire che occorre fare spesa pubblica, bisogna anche pensare a come garantire la sopravvivenzadelnostrosistemaproduttivo.Ognipropostaeconomicacheguardialfuturodeve conciliare queste due necessità. La Flat Tax va proprio in questa direzione, sicuramente migliorabile e aperta al contributo di tutti, ma deve essere svincolata da vecchie ideologie che non guardano al futuro. Sono favorevole alla sovranità monetaria dello Stato e allo stesso tempo sono favorevole a una tassazione semplice ed equa. Il mio invito è di superare gli steccati ideologici e lavorare insieme per costruire le basi di una società più giusta.E se proprio non sapete come catalogare questo modo di vedere le cose,potete semplicemente chiamarlo pensiero divergente.

(fonte: Libero Quotidiano)